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I love listening and translating italian songs, and because of I'm bilingual, it's something I can do personally, without automatic translators and keeping the original meaning of the italian text. I have created this blog to share this so wonderful music with all you... Be welcome!
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Papaveri e papere: Storia della canzone

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"Il testo di Papaveri e papere mi è stato suggerito
dalla prosopopea di certi personaggi politici. Credo che anche con una semplice canzonetta si possa fare della satira di costume" (Mario Panzeri)


Papaveri e papere

1952, Panzeri - Mascheroni - Rastelli, Ed. Mascheroni


1952: in America, il senatore McCarthy cerca (e fa giustiziare) possibili simpatizzanti comunisti. In URSS, Stalin è ancora in auge. In Inghilterra sta per salire al trono Elisabetta II. In Italia, è l'epoca di Don Camillo e Peppone e di De Gasperi, del dominio di Fausto Coppi e dell'incontro tra Alberto Sordi e Fellini ne 'Lo sceicco bianco'. E della seconda edizione del Festival di Sanremo.La prima si era svolta tra l'indifferenza dei giornali (cinque misere righe sul "Corriere della Sera"), ma agli addetti ai lavori non era sfuggito il potenziale della manifestazione, grazie al potere della radio. Fu così che da parte di autori ed editori giunsero 140 domande di iscrizione in più rispetto al 1951. Evidentemente quella che era stata etichettata come "Piedigrotta del nord", con soli tre interpreti, aveva attirato l'attenzione di molta gente. Con una certa cautela, gli organizzatori decisero di ingaggiare altri due cantanti: a Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano si unirono Oscar Carboni e Gino Latilla.

Con il loro arrivo, la gente poteva cominciare a fantasticare, incoraggiata da riviste che intuivano la diffusa voglia di divismo del Paese, e proprio nel 1952 cominciarono a chiedersi: "Nilla Pizzi ama davvero Gino Latilla?" (titolo di "Sorrisi e Canzoni d'Italia", oggi "TV Sorrisi e Canzoni").

A Sanremo mancava ancora una cosa: una canzone che fosse un primo, grande successo popolare.
A cantare quel brano non poteva che essere la "regina" Nilla - vincitrice nel 1951 e vera mattatrice nel 1952, con primo, secondo e terzo posto rispettivamente, con 'Vola colomba', 'Papaveri e papere', 'Una donna prega': tre brani di diverso respiro ed ispirazione, che ne sottolineavano la natura di interprete eclettica.
A scrivere quel brano non potevano che essere Panzeri e Mascheroni, con la complicità di Rastelli.

L'incontro di Panzeri e Mascheroni aveva qualcosa di emblematico: entrambi milanesi, entrambi inclini a scrivere marcette e filastrocche, durante il fascismo si erano ritrovati su sponde opposte. Il primo, nel mirino del regime per le sospette allusioni anti-gerarchi contenute in 'Maramao', 'Il tamburo della banda d'Affori' e 'Pippo non lo sa' (scritta proprio insieme a Rastelli). Mascheroni, viceversa, aveva narrato l'allegra baldanza dell'imperialista mussoliniano in 'Ziki paki ziki pu'. Risultato quasi inevitabile del connubio, una canzone che avrebbe fatto ammattire l'Italia sia per la caccia ai doppi sensi presenti nel testo che per l'immediatezza del brano in 6/8 con gli ineffabili "quack, quack" del trombonista Mario Pezzotta.

La sera del 30 gennaio 1952, nonostante alcune voci di dissenso in sala, Nilla Pizzi si ritrovò ad eseguire il brano accompagnata dal coro del pubblico - che, si noti, aveva ascoltato il brano solo una volta. Il disco vendette più di settantamila copie, quantità davvero considerevole per quei tempi (25.000 in più della vincitrice 'Vola colomba') e fu un successo in tutto il mondo, dall'Inghilterra alla Cina, grazie anche alle interpretazioni di artisti come Bing Crosby, Yves Montand e Beniamino Gigli. Pochi mesi dopo, il grande Marcello Marchesi, ispirandosi alla canzone, girò un film intitolato 'Lo sai che i papaveri', con un cast piuttosto variopinto: Walter Chiari, Franca Rame, Raimondo Vianello, Dorian Gray; per l'occasione, Gino Latilla si unì all'amata Nilla per cantare il brano.


DC, PCI e una morale "che dirvi non so"

"Il mio è un mestiere che bisogna affrontare ridendo, se si vuol concludere qualcosa di serio" (Vittorio Mascheroni)


Per molti, 'Papaveri e papere' è la quintessenza della canzone sanremese più frivola, una testimonianza dell'arretratezza culturale in cui si voleva tenere l'Italia anni '50 - ma anche di un'imbarazzante passione per la futilità mai estinta nel codice genetico degli italiani. Ma non solo: con essa e con i grandi successi sanremesi (si ricordi che Mario Panzeri era tra l'altro coautore di 'Grazie dei fior', la prima vincitrice) si sarebbe compiuto un ritorno al passato, un salto all'indietro di vent'anni verso le canzoni disimpegnate dell'epoca fascista. Secondo Piero Brunello, docente di Storia Sociale e autore di "Storia e canzoni in Italia" (ed. Comune di Venezia), l'intera operazione sarebbe da considerare "un segno di continuità degli assetti istituzionali e sociali dell'Italia repubblicana uscita dal fascismo". Concorde, Gianni Borgna afferma: "in breve tempo, anche nella canzone, si respirò nuovamente in Italia aria di deprimente provincialismo". In pratica, mentre in USA il jazz diventava "cool" in attesa della nascita del rock'n'roll, mentre in Francia emergevano Georges Brassens e Juliette Greco, in Italia il Festival di Sanremo orientava il gusto nazionale da un lato verso canzoni esageratamente sentimentali e melodrammatiche, oppure verso una spensierata allegria di matrice campagnola (nei primi due anni furono in gara 'Al mercato di Pizzighettone', 'La cicogna distratta', 'Al ritmo della carrozzella', 'Cantate e sorridete', 'Il valzer di Nonna Speranza'). In pratica, mentre la poesia e il cinema (col neorealismo) si lanciano in nuovi territori, la canzone torna indietro e mantiene il gusto popolare in un clima di perenne 'evasione'.

Eppure, 'Papaveri e papere' non era nata come una semplice filastrocca, visto che l'autore del testo, Panzeri (specialista in liriche 'cifrate') affermò esplicitamente di essersi ispirato alla politica. E sicuramente non venne accolta come una semplice filastrocca. Come ha scritto Gigi Vesigna, "Le parole vennero lette come riferite alla classe politica e in particolare ad Amintore Fanfani, piccolo di statura, ma potentissimo esponente della Democrazia cristiana". Un'altra lettura antigovernativa è testimoniata da Dario Salvatori: "Quello stesso anno, la campagna elettorale del PCI si basò su un manifesto in cui gli alti papaveri democristiani venivano falciati dal vento rivoluzionario del comunismo: la papera impaperata era il popolo vessato e senza scelta, i papaveri alti, la DC".
Questa interpretazione sembrerebbe dare ragione alla tesi della continuità con il ventennio: come allora, per fare passare una critica sociale la canzonetta si mascherava da innocente filastrocca - e come allora, l'indiziato era Mario Panzeri, che aveva messo dietro al 'Tamburo della Banda d'Affori' cinquecentocinquanta pifferi - casualmente, lo stesso numero di consiglieri della Camera del Fascio…
Tuttavia, secondo Gianni Borgna ('Storia della canzone italiana', Mondadori) per molti italiani il messaggio subliminale nascosto nell'impossibile amore zoofloreale della favola fu di stampo ultraconservatore: "Una morale decisamente rinunciataria, che predica rassegnazione a oltranza e supina accettazione del proprio stato di inferiorità sociale".


Autori

Vittorio Mascheroni, nato a Milano nel 1895, conobbe il primo successo con "Arturo e Lodovico" (1928), cui fece seguito "Bombolo" (1932), un brano costruito secondo la sua massima: "Il mio è un mestiere che bisogna affrontare ridendo, se si vuol concludere qualcosa di serio". Questa filosofia convergeva con quella di un altro grande della nostra canzone, Mario Panzeri: il sodalizio tra i due partorì, tra le altre, le emblematiche "Casetta in Canadà" e "Papaveri e papere". Tra i brani firmati da Mascheroni non si possono non ricordare "Fiorin fiorello", "Ziki-paki-ziki-pu", "Stramilano", "Adagio Biagio", "Tango della gelosia", "Tre son le cose che voglio da te", "Autunno", "Una marcia in fa" e "Giuro d'amarti così".

Mario Panzeri, uno dei più grandi autori della canzone italiana, ha firmato numerosi successi: solo per ricordarne alcuni, peraltro molto diversi tra loro, si possono citare 'Maramao perché sei morto', 'Pippo non lo sa', 'Non ho l'età', 'Nessuno mi può giudicare' e 'Aveva un bavero'.


Interpreti

Nilla Pizzi é il nome d'arte di Adionilla Negrini Pizzi nata a S. Agata Bolognese il 16 aprile 1919.
Inizia a cantare negli anni quaranta per i programmi delle Forze Armate. Nel 1944 vince una selezione all'Eiar e comincia a cantare per le grandi orchestre alla radio. Nel 1946 firma il suo primo contratto discografico (con la Voce del padrone) e incontra il Maestro Angelini, che le rapisce il cuore. Nel 1951 c'è la prima edizione del Festival di Sanremo e Nilla Pizzi lo vince con il brano 'Grazie dei fiori'. Nel 1952 si ripete con 'Vola colomba'. Raggiunge così il successo tanto desiderato e viene proclamata la "regina" della canzone italiana.
Negli stessi anni vince il Festival di Napoli. Celebri i suoi duetti con Gino Latilla (che occuperà l'altra metà del suo cuore). Nilla Pizzi ha successo anche all'estero. Tra i suoi maggiori successi: Grazie dei fiori, Vola colomba, Papaveri e papere, L'edera, Una donna prega, Tutte le mamme, Campanaro...

Altri interpreti:
Carlo Buti
Renato Carosone
Bing Crosby
Beniamino Gigli
Gino Latilla
Yves Montand


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