"Indicai a Fred la nostra vittima: Gino Latilla, ubriaco fradicio, che urlacchiava 'One for me, one for you, one for my baby'. Nel bar in quel momento non c'era praticamente nessuno. Fred gli si avvicinò e gli strappò il bicchiere gridando: 'and one for Fred Buscaglione!'" (Leo Chiosso)
Tchumbala-bey
1953, L.Chiosso-F. Buscaglione, Ed. Melodi
Primo successo di Fred Buscaglione, ottenuto nel 1953 come autore - per Gino Latilla, che abbandonò i suoi panni compassati…facendoli letteralmente a brandelli nel finale della canzone - cosa che fa ancor oggi, concludendo il concerto con la camicia strappata. "La cosa nacque durante una delle prime esecuzioni", ha ricordato il cantante: "l'orchestra aveva combinato un sacco di pasticci, i musicisti sembravano fare a gara a sbagliare. In un momento di rabbia, diedi un violento strappo alla camicia fino a strappare tutti i bottoni. Il pubblico applaudì, credendo l'avessi fatto apposta… Ripetei il gesto qualche sera dopo, e ancora entusiasmo. Alla fine fui costretto a comprare uno stock di 700 camicie - e ad eseguire il pezzo a fine spettacolo, per non proseguire il concerto seminudo".
All'epoca sia Buscaglione che Latilla erano ancora piuttosto sconosciuti, anche se il secondo faceva parte da qualche anno dell'orchestra della Rai diretta da Cinico Angelini. A quanto pare il cantante venne avvicinato da Chiosso e Buscaglione mentre si trovava in piena crisi sentimentale - con conseguente impennata etilica. "Quasi di peso lo accompagnammo a casa sua, dove gli avremmo fatto sentire il nostro pezzo. Latilla continuava a barcollare", ha raccontato Chiosso. "Andò in bagno e dopo qualche minuto tornò, un po' meno stravolto. Ma Fred, vedendolo ancora malridotto, fece per andarsene via, dicendo: 'Vabbè, troviamoci domani'. Al che Latilla biascicò uno stentatissimo 'Datemi il la'. Fred si avvicinò al bellissimo pianoforte Steinway del padrone di casa e attaccò con la musica. Iniziammo a cantare; Gino ci ascoltava con fatica. Il giorno dopo andammo tutti e tre da Angelini per fargli sentire il pezzo, e il Maestro mostrò di apprezzare la nostra canzone. (…) Una volta scesi dalla sede RAI di via Verdi, dissi a Fred: 'Stai a vedere che abbiamo staccato il biglietto per il successo'. E lui, subito: 'Secondo me abbiamo staccato il biglietto per il successo di Latilla: per noi non è ancora nulla". (da 'Il grande Fred', di Maurizio Ternavasio, Lindau Editore)
Angelini era incuriosito dal movimentato brano, che si distingueva dalla massa di canzoni melodiche che andavano per la maggiore all'epoca, e lo inserì il brano nella scaletta del suo programma - dapprima con parsimonia, poi sempre più convinto, grazie anche all'interpretazione di Latilla, che aveva considerato fino a quel momento un alter-ego del romantico Achille Togliani. "Quel pezzo aveva qualcosa di assolutamente originale, che mai prima di allora si era sentito in una canzone", afferma Latilla: "Una grande, folle risata, quella del cavaliere che va nella steppa… Nacque per caso proprio la sera in cui, ubriaco, fui costretto da Fred e Leo all'audizione sul mio pianoforte. Io non ero nel pieno delle mie facoltà e mi ritrovai a sghignazzare senza un perché - ma ricordo che Chiosso disse a Buscaglione: 'Ecco cosa ci mancava, una bella risata forsennata'". Era il primo dei 'fuochi d'artificio sonori' che si sarebbero susseguiti nei brani di Buscaglione: fischi, colpi di pistola, sirene della polizia, campanacci e via dicendo, allo scopo di aggiungere immediatezza e vitalità alle sue storie musicali.
Il successo del brano consentì a Latilla, come aveva previsto Buscaglione, di firmare un contratto discografico. Ma Latilla si dimostrò riconoscente: alla fine del 1955, dopo aver consolidato la sua carriera con le fortunate apparizioni a Sanremo, fu lui a convincere un discografico a incidere dei brani di Buscaglione - e ne comprò migliaia di copie, allo scopo di reclamizzare le canzoni del collega. "Tenevo tutti quei 78 giri nel baule della macchina. Quando qualcuno mi chiedeva un disco, non gli davo i miei, ma quelli di Fred. Una volta mi fermò la polizia perché i dischi dall'interno avevano cambiato direzione ai fari…".
Interpreti
Nato a Torino nel 1921, Ferdinando - Fred - Buscaglione frequenta il Conservatorio Giuseppe Verdi: per pagarsi gli studi, suona il contrabbasso e il violino in piccole formazioni locali, esibendosi ogni tanto anche come cantante. Durante la guerra, viene catturato dalle truppe americane e si ritrova in Sardegna - dove il suo talento viene notato dai "carcerieri", che lo fanno suonare con la band che trasmette dalla radio alleata di Cagliari. Finita la guerra torna a Torino e si rimette a suonare in giro per il nord Italia - ma è a Lugano che incontra l'amore della sua vita, la contorsionista algerina Fatima Robin. Il vecchio amico Leo Chiosso lo convince a scrivere canzoni insieme: una di queste, "Tchumbala-bey", nel 1953 diventa un piccolo successo grazie all'interpretazione del concittadino Gino Latilla, che diverrà il suo pigmalione discografico. Nel 1956 il brano che dà la svolta alla sua carriera: "Che bambola", che vende 980mila copie senza, praticamente, alcuna promozione pubblicitaria. Buscaglione diventa una star e impone uno stile da "duro" colmo di ironia e swing: lui e il suo gruppo, gli Asternovas, diventano l'attrazione più contesa dai locali italiani.
Fred, sempre in team con Leo Chiosso, inanella una serie di successi: "Teresa non sparare" (1957), "Eri piccola cosi'" (1958), "Love in Portofino" e "Guarda che luna" (1958), viene chiamato dal cinema (memorabile il film "Noi duri") e dalla pubblicità (alla Pasticca del Re Sole mormora: "E pensare che eri piccola così"…). Ma proprio come un divo americano, la notte del 3 febbraio 1960 il 38enne Buscaglione va a schiantarsi contro un camion con la sua Thunderbird rosa in una strada di Roma. E' una notte storica per il costume italiano: poche ore prima è stato proiettato "La dolce vita" di Fellini - secondo alcuni, i due eventi simboleggiano la fine degli anni '50, e l'inizio dei '60.
Gli autori
Fred Buscaglione
La vita di Leo Chiosso, autore di canzoni celeberrime (si pensi a "Parole, parole, parole", "Torpedo blu", "Montecarlo"), e di un'infinità di programmi televisivi, tra cui "Canzonissima" del 1962 con Dario Fo e Franca Rame, è fortemente legata a quella di Fred Buscaglione. Amici già in tenera età, i due furono separati dalla guerra ("ero deportato in Polonia, lui in Sardegna prigioniero degli americani: un giorno alla radio gli fecero suonare un pezzo e capii che era ancora vivo"). Al ritorno del musicista a Torino i due cominciarono a scrivere canzoni. Fu proprio grazie a "Che bambola" che, nel 1956, Fred Buscaglione diventò rapidamente "divo".
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