"Ho portato il twist a Istanbul e il cha-cha-cha a Beirut. Per me la famosa Cortina di ferro era di burro: appena finito un tour negli USA, ho suonato in Russia" (Marino Marini)
Chellallà
1955, Di Paola-Taccani-Bertini, Ed. La Cicala
Conosciuto soprattutto come autore ed interprete de "La più bella del mondo" (1956), , il toscano (ma napoletano d'adozione) Marini ottenne un ulteriore, notevole successo grazie a questo brano, uno di quelli che meglio si adattavano allo stile leggero del quartetto da lui fondato.
In questo caso non si trattava di una canzone da lui firmata: "Chellallà" (in alcune versioni trascritta anche come "Chella là") era firmata da Umberto Bertini (da parecchi anni sulla breccia, grazie in particolare a "Un'ora sola ti vorrei" del 1938 e "Ultime foglie"), Alessandro Taccani e Vincenzo Di Paola (che con Mario Panzeri nel 1958 avrebbero realizzato "Come prima", il grande successo di Tony Dallara). I tre, come era prassi diffusa all'epoca, non avevano pensato a un interprete particolare: la canzone era a disposizione di tutti. Anche se ebbe un discreto successo nella versione di altri cantanti, in particolare Aurelio Fierro, due anni dopo la sua prima pubblicazione "l'elettrotecnico musicista" (così si definiva Marini) fu capace di raggiungere il n.2 nella classifica italiana e, in un secondo tempo, di farla apprezzare all'estero. Basti pensare che, secondo il "Dizionario delle Canzoni Italiane" (Dario Salvatori, elleu) "è una delle pochissime canzoni italiane che Paul McCartney ha più volte dichiarato di ricordare".
La canzone dà anche il titolo a un film di Mario Mattoli (regista dei più divertenti film di Totò): Peppino, le modelle e chellallà, del 1957, cui partecipano Peppino De Filippo, Gino Bramieri e Massimo Serato.
A cantare il brano nella pellicola è Teddy Reno.
Interpreti
Oltre a Marino Marini, altri interpreti meritano di essere ricordati: Aurelio Fierro, Fausto Cigliano, Gianni Nazzaro, Teddy Reno, i Vianella, Peter Van Wood, Roberto Murolo, Claudio Villa, Nino Taranto, Renzo Arbore e Dalida (che la fece diventare "Oh la la" e riuscì a trasformarla in un allegro e credibile motivetto alla francese).
Renato Carosone fece precedere il cantato da una risata, e si divertì a far ripetere il ritornello dalle sue famose 'vocette', incise al rallentatore per risultare poi, a velocità normale, comicamente accelerate - tanto da sembrare una sorta di squittìo.
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