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Cosa resterà degli anni '80: Storia della canzone

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Cosa resterà degli anni '80

1989, Raf - G.Bigazzi - B.Dati, Ed. Sugarmusic/Il Bigallo


Subito dopo la prima partecipazione a Sanremo con 'Inevitabile follia' (1988), Raf si presenta al Festival del 1989 con 'Cosa resterà degli anni '80'.

E' un Festival particolarmente chiassoso, con molti partecipanti "fuori dagli schemi" (da Gigi Sabani a Francesco Salvi, da Enzo Jannacci al Jovanotti di 'Vasco') e i soliti "vincitori annunciati", ovvero Fausto Leali e Anna Oxa con 'Ti lascerò'. Su La Repubblica, il critico Gino Castaldo scrive: "Balza agli occhi la preoccupante tendenza ad affrontare temi di una certa importanza. I Ricchi e Poveri ci avevano provato lo scorso anno e sono stati talmente ridicolizzati che quest'anno hanno capito la lezione e sono tornati a tematiche più consone alla loro indole: Perché chi voglio sei tu, sei tu, sei tu e via così sulle tronche che finiscono con la u che sono garanzia di uno sforzo creativo assolutamente irrisorio. Ma anche il fatto che Raf si chieda in una canzone cosa resterà degli anni Ottanta ci sembra francamente troppo impegnativo per le sue risorse culturali, anche perché è un problema a cui gli intellettuali di mezzo mondo stanno tentando invano di dare una risposta". Questo elegante pregiudizio sulle risorse culturali del cantante esprime piuttosto bene il dazio cui Raf sarà sottoposto fino alla fine degli anni '90 a causa del grande successo dance di 'Self control'. Così lui si difende in un'intervista: "Credo che la gente abbia un'immagine un po' distorta di come sono io. Posso sembrare superficiale, ma non è così. Credo sia difficile darmi una collocazione. Sono vissuto a cavallo tra la generazione dei 68ini e dei post-68ini. Questi ultimi sono più disimpegnati, forse più concentrati su se stessi che non su principi politici... Negli anni '80 ci sono stati fenomeni negativi, sono stati esaltati valori estetici piuttosto che etici, c'è stato, perlomeno fino a qualche anno fa, poco impegno. I giovani hanno pensato soprattutto a divertirsi. Non nutrono l'illusione di cambiare la società, non covano falsi ideali. Ma questi giovani non sono scemi". (da 'TV Sorrisi e Canzoni', aprile 1989).

Il testo della canzone è in gran parte opera di Beppe Dati, che proprio in tale occasione entrò nel team di lavoro che ruotava attorno a Giancarlo Bigazzi. "Lavoravo con Marco Masini quando Marco non era nessuno; stando a Firenze ci incontravamo spesso. Una volta mi portò un pezzo e mi chiese di fargli un testo. Gli piacque e cominciammo, come si dice a Firenze, a bazzicarci… Un giorno Masini ebbe un contatto con Bigazzi, e gli fece sentire i pezzi. Lui rimase colpito sia dalle melodie che dai testi, e mi volle conoscere. Ma per il momento finì lì; solo dopo molto tempo Bigazzi chiamò e mi fece fare delle cose per prova. Era il 1988, eravamo sotto Natale. Entro l'Epifania riuscii a buttare giù 2-3 cose che erano 'Santi nel viavai', 'La battaglia del sesso' e un'altra cosa che rielaborata con Bigazzi e lo stesso Raf divenne 'Cosa resterà…'. Iniziai a scriverla io a casa, poi ci vedemmo il giorno dopo, e la sera il testo era completo. Era un po' la storia della mia vicenda personale, parlava di un mio rapporto che era finito in quei giorni proprio come gli anni '80, quest'epoca che ci salutava da un windsurf con una leggerezza che se ne andava come lo spray, con canzoni leggere… Il ritornello 'Won't you break my heart' lo volle espressamente Raf, per sottolineare la sensazione che la radio mandasse solo canzoni angloamericane, la maggior parte delle quali abbastanza banali".

Passata un po' inosservata al Festival, 'Cosa resterà degli anni '80' ottenne come massimo piazzamento il n.7 - ma rimase in hit-parade più di tre mesi e mezzo. In effetti il tempo le ha reso giustizia, e oggi la si può considerare uno dei brani italiani più rappresentativi degli ultimi vent'anni, oltre che uno dei maggiori successi di Raf - il quale tuttavia oggi dichiara: "Non ho mai pensato di darle un seguito, tipo 'Cosa resterà degli anni '90'. Anche perché gradualmente ho cominciato a fare sempre più canzoni sui tempi che corrono, come ad esempio 'La prova' - quindi non penso che farò più una canzone su un singolo decennio".


Gli interpreti

Raffaele Riefoli ("Raf") è nato a Margherita di Savoia (Fg) nel 1959. Trasferitosi a Firenze, incontra Ghigo Renzulli (poi nei Litfiba), con il quale fonda il gruppo Cafè Caracas. Dopo qualche anno trascorso a Londra, torna a Firenze dove incrocia Giancarlo Bigazzi, con il quale nel 1984 realizza 'Self control', suo maggiore successo mondiale, inclusa in un album interamente cantato in inglese. Negli anni successivi Raf cerca di sganciarsi dall'etichetta di artista dance e tenta di proporsi come interprete pop italiano, ma ne avrà occasione solo nel 1987 grazie al duetto "Gente di mare" con Umberto Tozzi, che grazie a una sua canzone ("Si può dare di più") ha appena vinto Sanremo. A partire da quel momento, lentamente ma inesorabilmente Raf raccoglie consensi grazie ad album come "Cosa resterà…", "Sogni" e "Cannibali", lavorando dapprima con Bigazzi e poi con i parolieri Beppe Dati e Cheope. Dopo il coraggioso ma non troppo fortunato album rock "La prova" (1998) nel 2001 domina le classifiche con "Iperbole", debutto da cantautore a tutti gli effetti per un ritorno al pop italiano, campo nel quale rimane uno degli artisti più apprezzati e versatili.


Gli autori

Raf

Beppe Dati
Dopo aver tentato la strada solista incidendo un album nel 1982 e musicando alcune filastrocche di Gianni Rodari, a partire dalla metà degli anni '80 Beppe Dati diventa uno dei più apprezzati autori italiani: scrive alcuni dei più noti brani di Raf (tra questi, 'Interminatamente' e 'Cosa resterà degli anni '80'), ottiene un grande successo con 'Disperato', che nel 1990 Marco Masini porta a vincere il Festival di Sanremo nella categoria Giovani. L'anno successivo stessa sorte ottiene 'Le persone inutili', che inaugura il suo sodalizio con Paolo Vallesi; fortunata anche la collaborazione con Alessandro Canino, che incide la sua 'Brutta'. Negli ultimi anni è diventato uno degli autori prediletti di Laura Pausini.

Il fiorentino Giancarlo Bigazzi è uno dei principali autori della canzone italiana. Negli anni '60, a inizio carriera, scrive dei brani di immenso successo come "Luglio", con Riccardo Del Turco, "Lady Barbara" di Renato dei Profeti, "Lisa dagli occhi blu" di Mario Tessuto. Negli anni '70 comincia a stringere sodalizi più intensi con gli interpreti, ad esempio Massimo Ranieri ("Rose rosse", "Vent'anni"), Gianni Bella ("Montagne verdi" e "Non si può morire dentro"), e poi, dalla fine degli anni '70 ad oggi, con tre cantanti che diverranno abituali dominatori delle classifiche scrivendo canzoni insieme a lui: Umberto Tozzi, Raf e Marco Masini. Con i primi due, il legame si interrompe (piuttosto bruscamente, anche) a metà degli anni '90; con il terzo, la collaborazione continua a tutt'oggi. Bigazzi vanta anche un clamoroso successo di vendite con il gruppo goliardico Squallor, messo in piedi con tre amici: il discografico Alfredo Cerruti, il cantante ed autore Daniele Pace, il maestro Totò Savio.


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