Ultima notte di caccia
1979, C. Facchinetti - V. Negrini, Ed. Suvini Zerboni - Discorso
Fin da quando apparve sull'album 'Viva' (1979, uno dei dischi più fortunati del gruppo) risultò evidente che questo brano sarebbe diventato un classico dei Pooh.
Il particolare impatto sonoro con la band che spinge al massimo il pedale della coralità, la storia suggestiva, l'incedere drammatico e l'estro a briglia sciolta del paroliere Valerio Negrini hanno contribuito a rendere, da vent'anni a questa parte, 'L'ultima notte di caccia' uno dei momenti più attesi dei concerti dei Pooh.
La vicenda, una di quelle che sembrano colpire particolarmente la fantasia di Negrini (basti pensare a 'Inca' o 'La leggenda di Mautoa') è ispirata alla contrastata relazione tra un nativo americano e una ragazza bianca. "E' una storia ispirata ad un racconto che ci venne fatto in Canada", spiega Roby Facchinetti, autore della musica: "Era il 1977, eravamo a Montreal per il nostro tour americano, e fummo portati per la prima volta all'interno di una riserva indiana, a un centinaio di chilometri dalla città. Lì c'era una tribù i cui componenti vivevano ancora secondo le usanze di duecento anni prima. Tra l'altro fu una delle nostre più belle esperienze, perché fummo loro ospiti durante una loro festa tradizionale, molto bella e colorata… E' diventato uno dei nostri classici da concerto, di solito lo inseriamo nella cosiddetta sezione del pop sinfonico, insieme a 'Parsifal' e 'Lettera da Berlino Est')". In oltre vent'anni di concerti, i Pooh hanno sperimentato qualche variante al brano, proponendolo in alcune occasioni in versione acustica, oppure aggiungendo enfasi con tamburi e sonorità etniche. Quest'ultima variante è naturalmente quella preferita dal pubblico, che apprezza particolarmente il "crescendo" finale.
"Sicuramente è uno dei pezzi in cui i Pooh vengono fuori al massimo della loro compattezza, un brano che esalta la capacità di quattro musicisti di fondersi in una canzone", conclude Facchinetti.
Interpreti: i Pooh
A fondare i Pooh nel 1966 sono Valerio Negrini, Mauro Zini-Bertoli, Mario Goretti, Bob Gillot e Gilberto Faggioli (nessuno di loro fa parte della formazione attuale). Nello stesso anno, poco dopo l'uscita del primo 45 giri ("Vieni fuori"), Roby Facchinetti subentra a Gillot e Riccardo Fogli a Faggioli. Nel 1967 Bertoli lascia il gruppo, che diventa un quartetto. Il primo successo, "Piccola Katy" (1968), è seguito dall'ingresso di Dodi Battaglia al posto di Mario Goretti. I primi 33 giri vengono quasi ignorati, e il gruppo rischia lo scioglimento. Invece nel 1971, con due canzoni uscite a distanza ravvicinata, "Tanta voglia di lei" e "Pensiero", quasi inaspettatamente i Pooh esplodono. Anche se nel giro di pochi mesi Valerio Negrini lascia la batteria a Stefano D'Orazio e Riccardo Fogli si mette in proprio (al suo posto giunge Red Canzian), nella prima metà degli anni '70 il quartetto, guidato da Facchinetti (e con Negrini a scrivere i testi dietro le quinte), riesce a consolidare il suo successo, che dura da 30 anni.
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